Il telescopio Amici

Nel 1831, Giovanni Battista Amici, ottico modenese, venne chiamato dal Granduca Leopoldo II a ricoprire la cattedra di Astronomia e a dirigere la "Specola" di Firenze annessa al Reale Museo di Fisica e di Storia Naturale. Il nuovo professore di Astronomia trovò il suo istituto poco dotato di strumentazione e operò quindi per ottenere i necessari finanziamenti dalle autorità governative onde costruire uno strumento adeguato alle esigenze dell'epoca.

L'obbiettivo Amici IAlla Terza Riunione degli scienziati italiani, tenutasi a Firenze nel 1841, Amici presentò un obbiettivo di 28 cm di apertura e 5.3 m di focale. Questo doppietto acromatico, composto di una lente di vetro crown e una di flint prodotte dalla fabbrica Guinand di Parigi, era stato lavorato nell'officina del Museo dal meccanico Toussaint su indicazioni dell'Amici stesso. Negli anni successivi l'obiettivo fu perfezionato con una lente in crown di migliore qualità e montato su un tubo in mogano (oggi esposto al Museo Galileo). Per circa 40 anni, il gran rifrattore del Prof. Amici rimase il telescopio rifrattore di più grande apertura in Italia.

Le prime osservazioni documentate con questo telescopio risalgono al 1854. Da quell'anno è il giovane aiutante di Amici, Giovan Battista Donati, ad usare il telescopio, principalmente per l'osservazione di comete ed asteroidi. Il telescopio non era dotato di una montatura equatoriale, e veniva utilizzato con molta fatica sulla terrazza della Specola. Scriveva Donati nel 1857: "L’obiettivo di questo cannocchiale […] sarebbe preziosissimo per le osservazioni astronomiche, se, stante la sua montatura tuttora provvisoria, non si dovesse lottare colla difficoltà di muoverlo convenientemente".

Diventato direttore della Specola del Museo di Firenze alla fine del 1859, Donati riuscì ad ottenere che il Parlamento italiano approvasse nel 1864 un finanziamento per costruire una montatura equatoriale dotata di moto d'inseguimento ed una cupola per il telescopio. La montatura fu realizzata dal meccanico Giuseppe Poggiali, in quell'officina che istituì insieme a Donati stesso, e che poi diventò l'Officina Galileo. La cupola era in legno con armatura di metallo, costruita dalle fonderie del Pignone. Montatura e cupola non erano adatte per essere installate nella vecchia Specola, ed infatti Donati già stava progettando di spostare l'Osservatorio sulla collina di Arcetri, in un'edificio appositamente costruito.

La cupola fu montata ad Arcetri prima ancora che l'edificio fosse costruito, ed il telescopio fu presentato ad un consesso di scienziati italiani e stranieri nel 1869. Nel 1872 fu finalmente posto sull'edificio principale dell'Osservatorio di Arcetri. Purtroppo Donati morì nel 1873 prima che il telescopio fosse completato. Il tedesco Wilhelm Tempel, astronomo ad Arcetri dal 1875, dovette usarlo senza moto orario e cerchi graduati per le coordinate. Nonostante le avversità Tempel utilizzò proficuamente il telescopio scoprendo con questo circa 100 galassie, poi incluse nel New General Catalogue di Dreyer, e realizzando pregevoli disegni di nebulose. Fu Tempel a chiamare il telescopio Amici I, per distiguerlo da un'altro telescopio di Amici acquistato per l'Osservatorio nel 1875, l'Amici II.  Con l'Amici I Tempel scoprì anche la cometa C/1877 T1.

La montatura ristrutturata da Abetti nel 1894Il Telescopio Amici I fu smontato alla fine del 1887, in previsione di lavori di profonda ristrutturazione dell'Osservatorio. Scrisse Abetti, nuovo direttore dell'Osservatorio: "nel 1894, poco dopo la mia nomina a Direttore di questo Osservatorio, nel prendere in consegna lo stabilimento e le sue appartenenze, trovai il grande Equatoriale di Amici smontato del suo piedistallo, e ricoverato, con altri strumenti, in un locale lontano dall'Osservatorio, dove era stato collocato da Tempel, per sottrarlo da qualsiasi danno che avesse potuto recargli lo stato allora rovinoso dell'Osservatorio". Antonio Abetti fece ricostruire la montatura dall'Officina dell'Osservatorio di Padova, e dotò il telescopio di un tubo in metallo di maggior diametro, in previsione di riuscire ad ottenere un obbiettivo di maggior apertura.

Il telescopio, così ristrutturato, fu intensamente usato per misure micrometriche di stelle doppie e osservazioni di comete e pianetini. Nel 1921, Giorgio Abetti, succeduto al padre nella direzione dell'Osservatorio, cominciò ad usare il telescopio anche per studi solari. Il vecchio obbiettivo Amici I nel 1925 venne sostituito da un più moderno obbiettivo Zeiss di 36 cm di diametro e focale leggermente maggiore. Per volontà di Giorgio Abetti, lo strumento continuò ad essere chiamato "Telescopio di Amici", nome che conserva tuttora. Nel 1959, in seguito alla ristrutturazione edilizia dell'Osservatorio voluta da Guglielmo Righini, il telescopio fu spostato dalla sua posizione originale, nella cupola centrale dell'Osservatorio, al padiglione che lo ospita attualmente. Oggi il telescopio viene usato per mostrare il cielo al pubblico. L'Obiettivo Amici I è tuttora conservato all'Osservatorio.