L'Osservatorio di Arcetri due volte sulla prestigiosa rivista ARAA

foto

L'Annual Review of Astronomy and Astrophysics (ARAA) e' una delle riviste di astronomia piu' prestigiose. Pubblicata negli Stati Uniti, produce un solo numero all'anno contenente una ventina di articoli richiesti dalla redazione ai maggiori esperti dei vari settori. Ne deriva un libro che rimane come punto di riferimento sui piu' importanti risultati relativi alle questioni piu' dibattute. L'eccellenza di questa rivista e' testimoniato dall'alto Impact Factor, tra i piu' alti in assoluto. In 2 anni ricercatori dell'Osservatorio di Arcetri hanno pubblicato ben 2 articoli su questa rivista.

Come gia' descritto in L'alba dell'evoluzione chimica dell'Universo, nel numero del 2013 (volume 51) i due ricercatori dell'Osservatorio di Arcetri Daniele Galli e Francesco Palla hanno presentato l'articolo "The Dawn of Chemistry", uno studio sull'evoluzione chimica del gas nell'Universo dall'epoca della nucleosintesi primordiale (alcuni minuti dopo il Big Bang) fino alla formazione delle prime stelle (circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang). In questo intervallo di tempo sono apparse le prime molecole, semplici specie biatomiche come H2, HD e LiH formate dagli elementi presenti nel gas primordiale, composto in gran parte da idrogeno, elio e tracce di deuterio e litio. Queste molecole hanno avuto un ruolo fondamentale nel permettere il raffreddamento e la frammentazione del gas all'interno degli aloni di materia oscura nei quali hanno avuto origine le prime stelle che hanno illuminato l'Universo.

Il numero in uscita nel 2014 (volume 52) conterra' invece un articolo di Filippo Mannucci, attuale direttore dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri, scritto in collaborazione con Dan Maoz dell'Universta' di Tel Aviv e Gijs Nelemans della Radboud University in Olanda, sui sistemi che danno origine ad un tipo di supernovae, quelle di tipo 1A ("Observational clues to the progenitors of Type-Ia supernovae"). Sistemi di centrale importanza per l’astrofisica, queste supernovae producono anche gran parte degli elementi chimici esistenti, e l'assegnazione del Nobel per la fisica nel 2011 ha premiato il loro uso per studi di cosmologia. Nonostante questa importanza, ancora non si sa che cosa produca l’esplosione di queste stelle. Sembra certo che si tratti dell'esplosione di una nana bianca disturbata da una stella compagna, ma molti altri sistemi sono possibili. In questo articolo Filippo Mannucci presenta i recenti sviluppi teorici e le molte osservazioni compiute negli ultimi anni. Questi studi permettono adesso di capire che gran parte di queste esplosioni sono dovute non ad una ma a due stelle nane bianche che si avvicinano a spirale l'una verso l'altra emettendo onde gravitazionali. Questo risultato permettera' di capire meglio l'evoluzione degli elementi chimici nell'Universo e di pianificare le prossime ricerche di supernovae a distanze cosmologiche.

 


A cura di Anna Gallazzi e Filippo Mannucci